La circostanza poi del "ponte di legname" indicherebbe che il Campanella scriveva da Stilo, dove forse il Crispo l'aveva accompagnato insieme con gli altri, al ritorno da Pizzoni, e si era trattenuto a udire gli ultimi discorsi sul ponte dello Stilaro, fiume che scorre sotto Stilo: ma non è arrischiato l'ammettere, che per uno de' soliti artificii de' cospiratori, egli mostrasse di scrivere da questa città. E come mai, avendo da pochissimo tempo lasciato Pizzoni, sentiva già nuovamente il bisogno di andarvi? Probabilmente voleva parlare ad amici non intervenuti nel primo convegno, e però vedeva utile tenerne un secondo; forse anche volea comunicar loro doversi oramai disporre ad entrare in Catanzaro, ed ivi trovarsi pe' primi di settembre (al tempo della venuta de' turchi); ma si preoccupava di ciò che avrebbe potuto dirne il mondo, e difatti con la seconda lettera pregò il Crispo di voler lui venire a trovarlo. Intanto anche questa volta designava quasi suo luogotenente fra Gio. Battista, come già prima avea fatto verso il Soldaniero. La seconda lettera, che venne trovata sulla persona del Crispo, reca la data certa dell'8 agosto, e sappiamo sicuramente che a questa data il Campanella si trovava in Davoli, essendo allora appunto accaduto il suo incontro col Polistina. In essa egli scrive al Crispo, "che vogli venire con qualche amico, et particolarmente con Gio. Francesco d'Alisandria"(288). Da tutto ciò si può ben rilevare che il Campanella non pensò mai veramente a tenersi in disparte, e continuò ad agire in que' modi e limiti che la sua posizione gli permetteva.
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