E nominava città e terre impegnate nell'impresa, nominava individui aderenti fuorusciti e non fuorusciti, nominava perfino i Vescovi ed i Nobili che vi avrebbero partecipato(294). Così de' Vescovi fu nominato in primo luogo quello di Mileto, Marcantonio del Tufo, che sapevasi tanto battagliero nelle cose giurisdizionali, oltrechè in ottime relazioni col Campanella ed accanito fautore de' fuorusciti; dippiù il Vescovo di Nicastro, Pier Francesco Montorio, che dopo quella lotta giurisdizionale così ardente, e dopo l'accomodamento fatto col Governo fin dal marzo, trattenevasi pur sempre in Roma senza sapersene il motivo, e dicevasi dover venire incognito in Calabria al momento opportuno; furono infine nominati ancora i Vescovi di Oppido e di Gerace e parimente quello di Catanzaro, il quale ultimo, per essersi impegnato presso il Visitatore in favore di fra Dionisio, si poteva far credere impegnato nell'impresa che costui promoveva, se non che, mentre era compreso tra' congiurati, per taluno di costoro era compreso al tempo medesimo tra le autorità da doversi uccidere in Catanzaro al primo momento della rivolta. Ma bisognerebbe essere di una ingenuità colossale, per voler trovare tutte coerenti e sensate le voci che si fanno circolare quando si prepara un'insurrezione. De' Nobili poi fu nominato un numero ancora più grande. In primo luogo, naturalmente, D. Lelio Orsini, il quale per verità era stato nominato da un pezzo, come colui che avendo in passato grandemente favorito il Campanella ne' travagli sofferti, essendo pur sempre in corrispondenza epistolare con lui, e dovendo venire a governare lo Stato di Bisignano, sarebbesi trovato non lontano dal campo della rivolta e in condizioni da poterla favorire ottimamente: si è visto che il Campanella medesimo avea già fatta balenare questa speranza a Maurizio, forse ne parlò pure a fra Gio.
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