Tommaso di Franza, Gio. Paolo di Cordova e lo stesso Cesare Mileri; appena il Franza dichiarò vagamente che si diceva trattarsi "di un negotio di gran qualità e servitio di Dio", la qual cosa neanche implicava propriamente gli auspicii del Papa. Invece quelli di Catanzaro dell'ultima ora, sollecitati esclusivamente da fra Dionisio, massime Biblia e Lauro, parlarono tanto del Papa e de' Vescovi, da far credere che la mutazione di Stato fosse voluta e promossa appunto dal Papa in servigio di Dio e della Santa Chiesa. Sembrerebbe questo un artificio ideato da costoro al momento in cui si rendevano denuncianti, per accrescere l'importanza del fatto che svelavano al Governo Vicereale; ma abbiamo la Dichiarazione del Campanella scritta in un momento in cui i garbugli non si erano ancora tanto moltiplicati, ed essa attesta egualmente la partecipazione del Papa e de' Vescovi essere stata divulgata da fra Dionisio, sicchè intorno al fatto non può elevarsi alcun dubbio; nè deve sfuggire che ne risultano smentite le affermazioni tardive del Campanella, espresse nelle lettere del 1606-07 al Card.l S. Giorgio, al Papa etc. che cioè la partecipazione della Curia Romana, come la partecipazione de' turchi, al pari delle eresie, furono invenzioni sue e de' frati inquisiti per salvarsi(296). Relativamente alla partecipazione di que' parecchi Nobili, per certo anche da questo lato fra Dionisio si fece a parlare con la più grande disinvoltura, dando per fatto sicuro il loro aiuto morale e materiale; ma il Campanella medesimo avea dovuto dirne qualche cosa, e per lo meno avea dovuto comunicare i discorsi fatti col maggior numero di loro intorno alle prossime mutazioni, forse cercando d'illudere, forse illudendosi egli pure sulla parte che avrebbero presa allorchè il movimento si fosse mostrato serio e vigoroso.
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