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      Guardiamo dapprima separatamente ciò che si seppe dalle rivelazioni di fra Pietro di Stilo e fra Domenico Petrolo. Secondo fra Pietro di Stilo, come abbiamo avuta occasione di dire anche altre volte, in presenza di lui e poi in presenza pure del Prestinace, il Campanella manifestò che era in aspettativa di divenire Monarca del mondo, avendoglielo presagito anche un astrologo nelle carceri del S.to Officio. Inoltre diceva che il Papa e il Re si accordavano a' latrocinii, che l'elezione del Papa non potea ritenersi canonica essendo le voci corrotte e riducendosi più voci ad una sola pel piatto che il Re donava a' Cardinali, che i Cardinali erano tiranni e propensi alla lussuria della peggiore specie; dippiù si burlava de' peccati della carne, de' quali "parlava assai largo" non ammettendo neanche gran differenza tra essi, e dicendo del peccato contro natura che era "un dito più sopra o un dito più giù nell'inferno" (evidentemente uno de' motteggi del Campanella). Si burlava del pari de' miracoli dicendo che erano "un'elavatione di mente..., un'applicatione de intentione di quello alla cui persona si faceva il miracolo", e che a questo modo ognuno potea farne ed egli ancora ne avrebbe fatti in prova della sua scienza e delle sue opere; infine avea detto al Petrolo essere il sacrificio dell'altare preferibile a quello della legge antica, tuttavia non esser vero, non contenendosi nell'ostia il corpo di Cristo. Secondo il Petrolo, era intenzione del Campanella mutare la provincia in repubblica, servendosi di due mezzi, della lingua, e delle armi specialmente de' banditi e del Turco, al quale avea mandato Maurizio de Rinaldis; e per predicare la libertá facea gran capitale del Pizzoni, di fra Dionisio, di fra Pietro e di lui ancora (confessione a proprio danno che rende il Petrolo degno di fede, benchè nelle cose di eresia, per insinuazione dello stesso Campanella, avesse detto troppo e lasciato che gl'Inquisitori caricassero le tinte). Dopo di avere discorso in pubblico delle profezie, il Campanella privatamente gli diceva che quelle profezie parlavano di lui, e che voleva predicare la libertá e contro gli abusi della Chiesa; e che tutte le genti hanno avuto i loro sacrifizii e il nostro era migliore di quello degli Ebrei, ma pure avea certe superstizioni e precisamente quella che nell'ostia ci fosse Iddio; che non c'erano miracoli, e ciò che dicevasi delle resurrezioni dovea attribuirsi ad "asmi et occupationi di core", compresa la resurrezione di Lazzaro, la quale era stata una finzione di Marta e Maddalena amiche di Cristo, avendo esse anche preparate industriosamente le cose in modo da far sentire il fetore del quatriduano; che la fornicazione non era quel peccato che si diceva, potendosi ogni membro adoperare all'uso cui era destinato; che non c'erano diavoli nè inferno nè paradiso, e se ne burlava, dicendo, allorchè si parlava de' diavoli e dell'inferno, "si pigliano là alla caldara della pece", ed allorchè si parlava della gloria del cielo, "oh questo mondo è buono e bello"; infine diceva che Iddio era la natura, ed all'ultima ora, parlandosi de' fichi pe' quali potè peccare Adamo, disse che quelle erano baie.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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