In simili condizioni di cose il Vicerè si spinse a chiedere licenza di far carcerare gli ecclesiastici incolpati per poi procedere all'informazione, ed il Papa glie l'accordò immediatamente: ma vi fu qualche circostanza degna di nota da parte dell'uno ed anche dell'altro. Il Vicerè non disse che que' frati e clerici promovevano una congiura, sibbene che "trattavano col Cicala", o, come più chiaramente mostra la comunicazione fattane dal Card.l S. Giorgio al Nunzio, che avevano "commesso delitti gravissimi et atroci, et che per pigliar maggior vendetta dei loro nemici si sono indotti à chiamar Amorat Rais all'esterminio di certo luogo che possedono alla riva del mare"! Il Papa concesse la facoltà di farli carcerare, con la condizione di consegnarli poi nelle mani del Nunzio, o quando vi fosse timore che potessero fuggire e si volessero custodire nelle carceri Regie, di custodirli sempre come prigioni del Nunzio; ma aggiunse pure a costui, che mandasse "con le genti che spedirà contra l'E. S. coloro... un huomo suo, con l'intervento del quale si veda che per quello che tocca alle persone ecclesiastiche si tiene il conto che conviene della nostra giurisditione mentre non sono verificati gli eccessi che si pretendono contra di loro"(319). Nè apparisce avere il Papa veramente aggiunto al Vicerè, come costui scrisse a Madrid, che "se gli paresse altro, lo lasciava nelle sue mani": fu questa probabilmente una di quelle piccole vanterie alle quali bisogna bene essere preparati, giacchè ne vedremo talvolta negli ufficiali Regii e nello stesso Nunzio, rientrando nel gonfio e nel vano che tanto piacevano a que' tempi.
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