Nel mattino del 29 lo Spinelli avea fatto carcerare qual seduttore e capo-popolo Orazio Rania (che abbiamo visto in compagnia del Franza e del Cordova al convegno di Davoli), e non essendogli sembrato opportuno il prenderlo in poter suo, per dissimulare quanto poteva l'esser venuto per la faccenda della congiura sino a che gli fosse riuscito di assicurarsi di altri individui d'importanza, avvertì ed ordinò a D. Alonso, presente l'Avvocato fiscale, che tenesse il Rania con cautela; ed invece egli (che non dovè capire il motivo gravissimo dell'arresto) non gli pose guardie, e lo lasciò scappare tostochè lo Spinelli e il Fiscale si allontanarono; nè si curò di riferire questa faccenda della fuga sino a poco prima di sera, mentre egli era fuggito sulle quattordici ore, e lo Spinelli si affrettò a darne conto al Vicerè. Ma subito, tra due ore, gli vennero a dire di aver trovato Orazio morto in una vigna, ed avendolo portato entro la città, si vide che era stato soffocato, non presentando alcuna ferita. S'iniziò allora un'informazione, e con questa occasione di ricercare chi avesse ucciso il Rania, si pose mano a prendere e carcerare i nominati e sospetti nella congiura; e di fatti se ne presero alcuni, e si scrisse e si provvide per quelli di fuora. Il giorno 30 lo Spinelli pensò anche assicurare da ogni sospetto che poteva tenersi i castelli di Gerace, S.ta Severina, Squillace, Nicastro, Monteleone, Oppido e Scilla, e provvide per alcuni di essi col mandare coloro che avea condotti seco come persone di sua fiducia, in qualità di sopraintendenti delle marine di detti luoghi.
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