Si preoccupava inoltre de' Vescovi, venendogli nominati quelli di Mileto, di Nicastro, di Gerace, e quello di Catanzaro che avea fatto fuggire fra Dionisio due giorni prima che egli arrivasse; ed essendogli stato riferito che altri due frati con lettere sopra questa faccenda erano venuti al Vescovo di Catanzaro, e presupponendo che non avrebbero potuto fare a meno di riportar lettere, comandava che sei uomini stessero di guardia sulla loro via per prenderli. Infine diceva che la congiura stava molto innanzi, e il Campanella e il Ponzio la predicavano a tutti per indubitabile e di successo felice e molto conforme alla loro intenzione, di tal che i congiurati aveano gli animi assai sicuri e fiduciosi(329). - Queste cose lo Spinelli scriveva al Vicerè. Con ogni probabilità i frati a' quali egli alludeva erano fra Cornelio di Nizza e qualche suo compagno di viaggio, forse fra Domenico di Polistina strettamente collegatosi a lui da qualche tempo: infatti il processo istituito poi dal Visitatore ci mostra che, giuntagli il 28 agosto la lettera del Vescovo della quale più sopra si è parlato, egli mandò il 29 fra Cornelio in Catanzaro presso il Vescovo; così lo Spinelli, invece di frati complici della congiura, ebbe a trovare frati che erano già pronti a secondarlo, e che sappiamo di sicuro essersi recati spontaneamente presso di lui, dopo di aver veduto il Vescovo, per concertarsi sul miglior modo di perseguitare i congiurati. Quanto alla condotta di D. Alonso de Roxas, è possibile che lo Xarava, il quale anche teneva corrispondenza assidua col Vicerè, mosso dagli abituali rancori lo avesse tacciato di connivenza; ma lo Spinelli non giunse a tanto, e solo può dirsi che, o per naturale benignità, o piuttosto per ispiri
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