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      altra compagnia del Battaglione per Stignano che credea patria del Campanella, provvedendo anche per altri luoghi dove si sospettava che quelli potessero tener pratiche ed occupando ogni passo per farli prendere tutti ad un tempo. Il 5 settembre l'Auditore Di Lega era già tornato e i detti provvedimenti erano stati già presi; di tal che la data della denunzia del Contestabile deve riportarsi agli ultimi giorni di agosto od a' primi di settembre, e nel detto tempo que' posti per lo meno si andavano guarnendo di milizie, ed ogni via di scampo si andava chiudendo pe' miseri perseguitati.
      Intanto il numero de' carcerati cresceva, e poichè non c'era luogo in Catanzaro ove tenerli, non stimando conveniente tenerli nelle carceri ordinarie sibbene in luoghi segreti e separati gli uni dagli altri, lo Spinelli si determinò di stabilirsi nel castello di Squillace. Il 5 settembre vi si era già stabilito, e di là ne diede notizia al Vicerè, riferendogli la maggior parte delle cose dette sopra; così, all'infuori di pochi atti iniziali compiti in Catanzaro, il processo si svolse veramente nel castello di Squillace e molto più tardi in Gerace, col corredo di que' terribili tormenti, che per lungo tempo si ricordarono in quelle desolate provincie. Gli ordini del Vicerè aveano dovuto essere così insistenti, che già lo Spinelli, appena cinque o sei giorni dopo l'istituzione del processo sentiva il bisogno di giustificare che i carcerati "non erano stati tormentati fino allora, per essersi atteso ed attendersi alla cattura di quanti si sapevano dalle rivelazioni de' denunzianti, perchè col tardare si correva pericolo di non averli più nelle mani". Nel medesimo castello di Squillace egli fece trarre in arresto Geronimo del Tufo che là risedeva ed era stato nominato da' rivelanti, a' quali, secondo le notizie avute, fra Dionisio avea detto che era de' congiurati ed avea promesso di consegnare il castello, oltre all'essersi prodotti pure altri indizii di avere intimamente comunicato e trattato con Maurizio, trovandosi anche stretto parente del Vescovo di Mileto.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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