uone condizioni, poichè oltre la così detta vita-milizia, cioè l'assegno di secondogenito, egli possedeva beni fideicommissati rimastigli dall'avo, ma si era già fatto notare per una colpevole avidità in beneficio della famiglia; se n'ha la prova in un documento rinvenuto nel Grande Archivio, dal quale si rileva che il Vicerè si era visto nell'obbligo di domandar conto alla R.a Audienza di Catanzaro del prezzo esorbitante pagato per una casa del Barone di Gagliato, che Gio. Geronimo, essendo Sindaco della città, aveva acquistato in nome di essa per provvedere di residenza il tribunale(347). Conoscitore de' luoghi e delle persone di Stilo e suoi casali, vedremo che egli si pose a perseguitare i principali incolpati, e cavalcando giorno e notte ebbe il tristo merito di raggiungerli con molta soddisfazione dello Spinelli e del Vicerè.
Ma un aiuto ancor più rilevante trovò il Governo nel Visitatore fra Marco di Marcianise e nel compagno di lui fra Cornelio di Nizza, i quali istituirono contemporaneamente con lo Spinelli e Xarava una gravissima Inquisizione, com'era nel loro dritto ed anche nel loro dovere, se non che la istituirono con una compiacenza estrema verso gli ufficiali Regii e co' più iniqui maneggi suggeriti dagli odii frateschi, ciechi ed interessati, segnatamente contro fra Dionisio e di rimbalzo contro il Campanella. Abbracciando le cose di eresia ed anche le cose della congiura, essi formarono un processo terribile, e spinsero la compiacenza al punto da tollerarvi l'ingerenza illecita degli ufficiali Regii e da comunicar loro ogni cosa; basta dire che rilasciarono perfino una copia legale de' primi e più gravi atti di un processo d'Inquisizione, i quali per tal modo giunsero al Vicerè in Napoli, e da costui furono mandati al Re in Ispagna, dove ancora oggi possono leggersi tra le carte conservate in Simancas.
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