Ma ciò non è tutto. Per istituire il processo occorreva a questi frati almeno un rivelante, e l'unico rivelante possibile appariva il Soldaniero, mentre il Polistina e gli altri frati della loro fazione erano troppo notoriamente nemici di fra Dionisio, e quindi, secondo la giurisprudenza del S.to Officio, non potevano testificare contro di lui, o meglio, testificando, le loro affermazioni non avrebbero avuta alcuna efficacia(349). Importava dunque poter disporre del Soldaniero; ma costui, sebbene rivelante de' frati congiurati a fra Domenico da Polistina, e poi anche a fra Gio. Battista da Polistina come egli medesimo affermò in sèguito, non voleva aderire a rappresentare questa parte pubblicamente, sicchè fu necessario di obbligarvelo. Come venne poi affermato nel processo da varii carcerati, a tempo delle loro difese, e come ripetè pure il Campanella nella sua Narrazione, fra Cornelio e fra Domenico da Polistina con molti soldati e birri circondarono il convento di Soriano e posero al Soldaniero l'alternativa, o di rivelare contro fra Dionisio e il Campanella, o di lasciarsi consegnare alla Corte dalla quale non poteva mancare di essere appiccato pe' suoi delitti: che anzi egli medesimo avrebbe confidato a qualcuno tali cose per iscusarsi, allorchè venne nelle carceri di Napoli ad istanza de' Giudici dell'eresia, aggiungendo che fra Cornelio fu in quella manovra assistito da Gio. Francesco Alemanno fiscale della Corte di Monteleone con 40 persone armate (onde comincia fin d'ora ad apparire l'azione di D. Carlo Ruffo), e i due frati da Polistina col Priore del convento lo persuasero a farsi rivelante, e fra Cornelio gli ottenne una promessa d'indulto da Carlo Spinelli coll'obbligo di perseguitare e consegnare i complici; avrebbe pure detto altre volte che l'indulto gli era costato tre mila ducati e la perdita dell'anima, e che i suddetti frati l'avevano ridotto in mano del diavolo.
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