Ma come mai il Campanella si era mostrato così restio ai consigli di fra Dionisio e poi agl'inviti ripetuti di Maurizio, e si era spinto ad una fuga disordinata innanzi a costui? La cosa più naturale è certamente il ritenere che ognuno avesse agito secondo gli dettavano le proprie qualità dell'animo. Fra Dionisio, coraggioso e bollente, dovè pensare che il meglio possibile fosse il cadere da forti sul campo, e cominciò in tal guisa a spiegare quella sua condotta, che vedremo ammirevole nella fortuna avversa. Maurizio, coraggiosissimo ma prudente, dovè scorgere impossibile anche l'uscita in campagna quando si era già raccolto un così gran numero di milizie, e d'altra parte era già cominciata a manifestarsi la demoralizzazione de' congiurati; non ignorante delle arti di guerra, dovè giudicare non impossibile uno scampo, malgrado la presenza di tanti nemici, e difatti mostrò bene di saperlo trovare fino a che si trattò di schermirsi da loro, e vedremo che ebbe a soccombere solo per gli elementi avversi; dovè quindi realmente avere in animo di salvare il Campanella, salvarlo malgrado la renitenza di lui, onde fece quella corsa, prova del suo coraggio, da Guardavalle a Stilo e poi a Stignano e poi sulla via di Placanica, mentre quei posti già venivano occupati dalle milizie. Ma non si può menomamente ammettere che egli avesse avuto in animo di uccidere il Campanella e il Petrolo per indultarsi; tale concetto è respinto da quanto sappiamo della vita di Maurizio e delle condizioni stesse occorrenti per avere un indulto.
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