Disse di aver udite tali cose dalla bocca del Campanella, che ne parlava ancor più liberamente quando si trovava in compagnia sua, di fra Pietro e di fra Dionisio, e spesso ne parlava pure in presenza de' secolari, tra' quali i più intrinseci erano Tiberio e Scipione Marullo, Fulvio Vua, Gio. Gregorio Prestinace, Giulio Contestabile, Geronimo di Francesco, Giulio Presterà, Francesco Vono, Fabrizio e Paolo Campanella, inoltre fra Scipione Politi Conventuale. Affermò ancora di ritenere che fra Dionisio credesse a quelle opinioni per certe parole dette in dispregio dell'ostia, e di sospettare ancora di fra Pietro di Stilo, perchè una volta gli avea detto esser bene che ciascun frate pigliasse moglie, e lui sentirsi morire se non prendeva moglie. Quanto al Pizzoni, lo conosceva per amico intrinseco del Campanella, e sapeva che si scrivevano lettere in cifra le quali egli avea vedute, inoltre una volta que' due andarono insieme ad Arena, e per tutto ciò lo riteneva aderente alle opinioni del Campanella. Infine interrogato intorno alla mutazione di Stato che il Campanella procurava nella provincia, palesò la predica fatta da fra Tommaso intorno alle mutazioni da dover accadere nel 1600, e le profezie alle quali si appoggiava, e il disegno di mutare la provincia in repubblica servendosi della lingua e delle armi de' banditi e del Turco; aggiunse che non volea predicar solo, ma anche con altri, facendo gran capitale del Pizzoni, di fra Dionisio, di fra Pietro di Stilo, ed ancora di lui fra Domenico Petrolo!
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