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      dei colpevoli (d'onde si vede che egli eccettuava appena il Papa, ma avrebbe voluto nelle sue mani tanto i Nobili che i Vescovi). Infine mandava a S. E. la lista di coloro che erano stati carcerati fino a quel momento. La lista comprendeva 34 persone d'ogni ceto; Nobili distinti, come il Barone di Cropani e Geronimo del Tufo; altri Nobili e particolari quasi tutti Catanzaresi, tra' quali due catturati in abito di pellegrini, quattro su' cinque denunzianti tardivi, compreso il Franza e con lui pure il Cordova, inoltre i due Moretti di Terranova (già studenti del Campanella) e Claudio Crispo fuoruscito; finalmente frati, il Pizzoni e il Lauriana carcerati in Monteleone, il Campanella e il Petrolo a quella data tuttora in Castelvetere. Evidentemente in circa dieci giorni si era fatto molto.
      In sèguito, il 13 settembre, tradotto il Campanella col Petrolo a Squillace, ed avuta conoscenza della sua Dichiarazione scritta, egli cercò subito di sapere qualche altra cosa da lui; ma non vi riuscì, ed anzi ebbe a sentirsi negare che avesse nominato Mario del Tufo quale aderente alla congiura. Mandò allora al Vicerè, in data del 14, un'altra sua lettera, unendovi una copia della Dichiarazione del Campanella, e in pari tempo una 2.a copia dell'Informazione presa dal Visitatore e da fra Cornelio, per la quale risultava non solo comprovata la congiura, ma anche posta in luce la eresia; nè si rimase dal profittare di quest'ultima circostanza, per tentare di far accrescere l'ingerenza del Governo contro i frati, che già erano quasi tutti in suo potere(381). Difatti, nella sua lettera, dopo di avere informato il Vicerè dell'arrivo del Campanella a Squillace, e dell'intento che avea di seminare e introdurre eresie, provato coll'Informazione presa dal Visitatore, "mercè il cui aiuto e buona corrispondenza si erano carcerati e si andavano carcerando gli altri frati compagni ed intrinseci del Campanella" (vale a dire fra Pietro di Stilo, fra Paolo della Grotteria, fra Pietro Ponzio), egli subito esprimeva la sua opinione, che contro di loro "sarebbe molto necessario potersi qui procedere a tortura, perchè senza di essa non si potrà chiarire nè provare il danno che il detto Campanella ha prodotto nelle genti di queste parti, persuadendo ed insegnando loro cose ed opinioni tanto abominevoli, secondo che egli credeva e cercava d'insinuare; e stando in quel concetto in cui i popoli lo tenevano, con tanto grande applauso e sèguito, si può per questo credere che abbia fatto qualche danno con la sua falsa dottrina, avendo in sì poco tempo ridotto tanti a sua devozione". Sottometteva quindi a S. E., che "si potrebbe procurare il braccio di Sua Santità o Inquisizione, per procedere qui come alcuni anni dietro si è fatto in Reggio e S.ta Agata, dove, essendo stata scoverta una certa setta di eresia, s'inviò il Dottor Panza, il quale coll'intervento di un Commissario Apostolico procedè all'estirpazione e gastigo degli eretici". Poi annunziava le altre catture fatte e le ulteriori notizie raccolte anche co' tormenti cominciati a darsi, i provvedimenti adottati in particolare contro Maurizio fuggiasco e qualche altro provvedimento da potersi adottare, ed oltracciò la comparsa de' primi legni turchi e poi di tutta l'armata nemica.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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