Evidentemente costui si era messo d'accordo col Franza, il quale avea capito di non poter più nascondere l'andata a Davoli, dopo di averlo assolutamente taciuto nella denunzia; e ben si vede che raccontando le cose a quel modo, tutto si rovesciava sul Rania, il quale era morto, e si cercava mostrare che a Davoli non si era parlato di ribellione, essendo stato questo discorso riservato a fra Dionisio; ma chi vorrà credere che il Campanella, mentre faceva perfino intervenire Iddio nell'andata di quelle tre persone a Davoli, poichè dovea confidar loro un grave negozio, si rimetteva poi a farlo conoscere per mezzo di fra Dionisio? - Gio. Tommaso di Franza(387) espose molto minutamente i particolari dell'andata a Davoli, ed importa anche a noi conoscerli bene, essendo stato questo uno dei principali argomenti su cui si fondò l'accusa contro il Campanella. Egli disse avergli fra Dionisio fatto sapere che il Campanella lo supplicava di dare ascolto a quanto mandava pregando e di rispondere maturamente, trattandosi di un negozio molto grande che dapprima gli sembrerebbe un poco agro, ed egli rispose "che si era cosa honorata e da farsi, l'haveria fatta": ed allora fra Dionisio cominciò a parlare delle future guerre e romori del 1600, che il Campanella avea previsto per astrologia, aggiungendo questa volta le previsioni fatte nello stesso senso dal Marchese di Vigliena, "homo sapiente in le scientie sopranaturali"(388). Egli quindi si recò a Davoli col Cordova e col Rania, e trovò nel monastero, presso Maurizio, il Campanella; il quale gli prese la mano e gli dimandò come se la passasse con le inimicizie di Catanzaro, ed egli rispose che stava travagliatissimo.
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