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      Tommaso Striveri, il quale non si era potuto carcerare così presto. Il Cordova fu preso col suo fratello Muzio, e la sua deposizione non riuscì dissimile dalle precedenti(389). Egli disse che era andato a Davoli presso Maurizio, il quale gli era parente dal lato di sua madre: quivi il Campanella se lo chiamò da parte insieme col Franza, e cominciò a dire: "Iddio v'ha portati cquà perchè intendiati da me un negotio ch'importa molto", ed esposte le previsioni sue pel 1600, e detto che "molti savii antichi hanno desiderato veder quest'anno", conchiuse che avrebbe loro mandato in Catanzaro fra Dionisio, il quale gli avrebbe dichiarato ogni cosa. Aggiunse inoltre il Cordova che dopo un 15 giorni (vale a dire il 23 agosto, circostanza probabilmente falsata) recatisi presso fra Dionisio, costui "li raccontò la congiura, dicendoli, che in detta congiura c'interveneva ancora lo Prencipe di Bisignano, lo Marchese di S.to Lucito, Geronimo dello Tufo, che havea promesso dare lo Castello di Squillace in potere delli congiurati, et che lo Turco, et altri potentati haveriano aggiutato, et che quando li parlò fra Tomase Campanella nè esso deposante disse niente à lo Mauritio nè lo Mauritio ne trattò con esso". Nemmeno qui ripeteremo il nostro giudizio su tale racconto: solo faremo avvertire che non vi si trova più citato il Rania, e ne vedremo tra poco la ragione; faremo avvertire inoltre, che costoro son tutti unanimi nell'affermare la profonda convinzione del Campanella intorno a' futuri mutamenti, e l'energica azione sua perchè se ne traesse profitto.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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