Aggiunse che Cesare era andato col Campanella, con fra Dionisio, col Bitonto e col Jatrinoli, alla Grotteria presso fra Paolo, e quivi mandato a chiamare Notar Domenico Spasari, il Campanella e fra Paolo cercarono persuaderlo di consentire alla congiura, come uomo potente che egli era, perchè confidavano potersi la Grotteria guardare con cento uomini; ma lo Spasari disse di non poter dare altro aiuto che di danaro, e fra Paolo disse che se ne sarebbe poi parlato, e il Campanella disse che non v'era bisogno di danaro ma si contentava di ciò che avrebbe trattato con fra Paolo. Aggiunse infine, sempre a detto di Cesare, che di questa congiura si era cominciato a parlare fin da quaresima scorsa, al tempo in cui il Campanella leggeva filosofia a' fratelli Moretti, ma nel maggio propriamente si era cominciata ad ordire. - Tale fu la deposizione del Conia. Essa non ci dà, come quella del Gagliardo, indizii d'intelligenze anteriori tra il Conia ed i frati, ma pure vi si può notare la rivelazione delle intelligenze corse tra il Campanella ed alcuni Vescovi, ciò che mostrerebbe perfino avere fra Dionisio già messo innanzi i Vescovi prima della sua andata a Catanzaro; in fondo poi essa riusciva ad aggravare di molto le condizioni di fra Paolo, ed esprimeva sempre le vanterie di Cesare Pisano, il quale in realtà parrebbe che avesse voluto mostrare ai suoi compagni di carcere non esservi alcuno più di lui informato delle cose della congiura.
Successivamente si ebbero le deposizioni di Gio.
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