Battista Vitale e un Gio. Ludovico Todesco, il quale ultimo vedesi soltanto qui nominato, e mostra bene esserci rimasto ignoto un certo numero di congiurati anche d'importanza; se il braccio del Governo, aiutato anche dalla fortuna di mare, finì per raggiungerlo, ciò non toglie nulla alla destrezza che egli seppe mostrare. D'altra parte tutto ciò conferma abbastanza aver lui veramente avuto in animo di salvare il Campanella, quando si diede a corrergli dietro fin oltre Stignano; poichè se si fosse proposto di guadagnare l'indulto col sacrificio di un complice, potea bene sacrificare fra Dionisio, che agli occhi del Governo avea quasi lo stesso valore del Campanella. Si vede pertanto come erri il Giannone nell'affermare che "alcuni spensierati furono presi senza contrasto, fra' quali fu Maurizio di Rinaldo"; non saprebbe dirsi per quale fatalità la nobile figura di Maurizio abbia dovuto rimanere falsata da tutti i lati. Conosciamo poi che fra Dionisio era vestito da secolare, avendo fin dalla notte del 3 settembre, nel fuggire da Pizzoni, deposta la tonaca fratesca; ma gli Atti conservati in Firenze fanno sapere di più, che avea preso il nome di D. Pietro Antonio Grasso e si era munito di una fede di sanità della città di Lecce(439); quest'ultima circostanza mostrerebbe che i fuggiaschi avessero dovuto percorrere tutta la terra d'Otranto per trovare un imbarco. Aggiungiamo che i principali armigeri di Gio. Geronimo Morano, nella persecuzione e cattura di que' fuggiaschi, doverono essere Aurelio Biase e Giuseppe Pascalone, giacchè essi vennero poi a deporre col Morano segnatamente sulla cattura di fra Dionisio.
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