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      Aggiungiamo ancora un altro fatto avvenuto a fra Dionisio nel suo arrivo in Calabria, siccome egli medesimo ebbe poi a narrarlo in Napoli nel tribunale per l'eresia: mentre veniva tradotto a Gerace, passando per Cosenza, il Governatore, che era in quel tempo D. Francesco de Regina Conte di Macchia, ebbe curiosità di vederlo e di dimandargli se era della setta del Campanella e se credeva che la fornicazione fosse peccato, giacchè il Campanella riteneva che non lo fosse; ed egli si fece a smentire così l'esistenza della setta, come la credenza falsamente attribuita al Campanella(440).
      Il Vicerè, con sue lettere del 4 e dell'8 ottobre, inviò subito a Madrid la relazione del Morano e quella dello Xarava(441). - Nel partecipare la notizia dell'importante cattura di Maurizio e compagni "capi della congiura di Calabria", fece anche conoscere come fin dal 28 settembre era stato da lui ordinato allo Spinelli che, dopo giustiziati quattro de' più colpevoli, inviasse tutti gli altri in Napoli a buon ricapito, avendo voluto che fossero quivi tradotti a fine d'investigar bene le loro colpe e quivi gastigarli; e però nel giorno precedente avea scritto che, vagliata bene la causa di Maurizio de Rinaldis, facesse giustizia anche di lui, ed inviasse in Napoli gli altri con tutti i rimanenti incolpati. - Nel partecipare poi l'esecuzione già avvenuta de' due "trovati colpevoli nella congiura che andavano fomentando", inviò pure l'ultima dichiarazione di Cesare Pisano, e nel tempo medesimo la copia dell'Informazione presa dal Visitatore contro il Campanella (questa era rimasta in Napoli fin allora), per mostrare a S. M.tà ciò che essi andavano disseminando pel paese, e ripetè che aveva ordinato l'invio di tutti i carcerati, per investigare molto radicalmente tale negozio, e dare il gastigo che conveniva.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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