Egli dovè dapprima far le confronte di Cesare Pisano col Gagliardo, Santacroce, Marrapodi, Adimari, e un po' più tardi col Conia, siccome trovasi disegnato nella citata sua relazione, e fino ad un certo punto può desumersi ancora dalla numerazione de' folii del processo, la quale al sèguito delle deposizioni sopra riferite mostra una grossa lacuna, appena occupata da un "nuovo esame" del Santacroce(447). Questa lacuna si spiega assai bene col fatto che le confronte, i nuovi esami ed anche le torture non diedero risultamenti degni di nota. Certo è che Felice Gagliardo ebbe la tortura e "si vide in pericolo di morte a Jeraci", poi ebbe "una seconda corda a Napoli et hebbe a morire", e queste prime torture furono "crodelissime, con funicelle, acqua freda e bastonate, et non confessò"; in tal guisa si espresse egli medesimo innanzi a' Delegati del S.to Officio, sul punto di essere giustiziato, varii anni dopo(448). Certo è pure che Gio. Angelo Marrapodi "hebbe la corda a hierace"; lo dichiarò nel processo di eresia in Napoli un suo figliuolo giovanetto, che lo seguì pe' diversi luoghi in cui stiè carcerato, vivendo col fare qualche servigio a taluni de' frati egualmente carcerati(449). Infine è indubitato che Geronimo Conia fu sottoposto egli pure ad un nuovo esame e alla tortura, ma un po' più tardi, dopo l'esame e la tortura del Caccìa; e di costui sappiamo con sicurezza essere stato esaminato e torturato in Gerace, poichè, nel processo di eresia fatto in Napoli, si ha una deposizione del Petrolo, il quale esplicitamente attesta che il Caccìa "à Squillace non fù essaminato.
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