Pertanto una copia di questo processo, come veniva certamente spedita a Roma, così veniva anche rilasciata agli ufficiali Regii. Gli Atti esistenti in Firenze mostrano indubitabilmente tale compiacenza de' Giudici ecclesiastici, e fanno rilevare che questa copia rimase come allegato di tutto il processo di tentata ribellione, mentre la copia dell'Informazione presa da fra Cornelio e dal Visitatore era stata inserta nel 1.° volume de' processi medesimi(472). Il Vescovo di Gerace verosimilmente chiuse gli occhi sopra una simile infrazione delle norme assolute del S.to Officio e degli ordini formali di Roma, che intimavano diligenza e segretezza, come li chiuse certamente sopra gli esami fatti e le torture inflitte da' Giudici laici al Pisano e al Caccìa, mentre venivano riconosciuti clerici ne' quattro ordini sacri. Del resto avea chiusi gli occhi anche sulla mancanza di segretezza durante gli esami, per l'intervento degli ufficiali Regii e della loro gente armata, la qual cosa si fece sentire in modo non lieve a carico de' poveri inquisiti; giacchè non solo divennero sempre più diffuse le voci di congiura e di eresia, ma ne andarono per le piazze le più minute particolarità, e così in qualche altra Informazione, che si ebbe a prendere posteriormente, si trovarono generalizzate assai più di quanto era legittimamente imputabile agl'inquisiti. Vedremo tra poco che in una nuova Informazione commessa da Roma al Vescovo di Squillace, e presa in novembre e dicembre di questo stesso anno, si raccolsero molte e molte cose specialmente "de fama publica, de auditu incerto post carcerationem", e non si potrebbe dire con precisione quante ne avessero disseminate gl'inquisiti e quante i Giudici.
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