Battista di Polistina, i quali con la loro presenza e la loro unione contristarono ancora gli infelici frati prigionieri. Secondo il Pizzoni, che trovavasi legato a mano a mano con fra Paolo della Grotteria in un magazzino di sali, il Campanella, mediante un soldato del Capitano Figueroa, l'avrebbe quivi minacciato di porlo in più grave intrigo laddove non attendesse a ritrattarsi: secondo fra Pietro di Stilo ed anche secondo il Petrolo, fra Gio. Battista di Polistina avrebbe detto a ciascuno di loro che badassero bene a deporre contro fra Dionisio, aggiungendo a queste raccomandazioni lusinghe e minacce, come vedremo nel processo di eresia svoltosi in Napoli. Che era intanto avvenuto, perchè in Monteleone non si facessero più le esecuzioni capitali prescritte? Ce lo dice il Carteggio Vicereale e quello del Residente di Venezia, il quale ultimo ci fornisce a tale proposito notevoli particolari. Secondo il Residente, "haveva d.to Spinelli sentenciato Mauritio Rinaldi, Capo secolare della congiura, di essere à Monteleone segato vivo à traverso, ma non havendo per tempi fortunevoli potuto le galee prender porto in quella parte, hà riservato così fatto spettacolo da farsi in questa città a beneplacito del Vicerè"(497). Anche in un'altra lettera posteriore, scritta con più di un mese e mezzo di intervallo, il Residente tornò a menzionare l'atroce ed insolita condanna di Maurizio "di esser segato vivo tra due tavole", e ciò dà motivo di ritenere che non sia stata questa una delle ordinarie frottole in corso per la città; quanto poi al motivo per cui la condanna non fu eseguita, bisogna dire che le galere non poterono tenersi al sicuro ed aspettare impunemente qualche giorno.
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