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      D. Pietro di Leva ha ricevuto, e manda altre tanto, e dice se ricordi dell'amicitia delli due Padri. D. Berardino de Cardines." (Si avverte che queste due ultime lettere sono state ricavate dal Gualtieri, che lesse Sinam invece di Sinan; la prima è ricavata dal Carteggio del Residente Veneto).
      (230) Ved. nel Carteggio di Costantinopoli (Arch. di Venezia) segnatamente le lettere del 13 9bre 1598, 12 giugno 1599 e 13 marzo 1602.
      (231) Ved. P.e Fiore, Calabria illustrata vol. 1°, p. 183. Il convento divenne Priorato assai più tardi, dietro la grossa eredità avuta dal dot.r Prospero Carnevale. Fin da' tempi del Campanella si trattava d'ingrandire almeno la Chiesetta, e vedremo che il Campanella medesimo se ne occupò: ma più tardi veramente la Chiesa fu ingrandita e detta di S. Domenico, rimanendovi una semplice cappella di S. M.a di Gesù, come oggi si vede.
      (232) Vogliamo dire fin d'ora che il Campanella nutrì sempre per fra Pietro altrettanto affetto e molta gratitudine. Di lui parlò nell'opera De sensu rerum in due luoghi, nel libro 2° cap. 20 e lib. 3° cap. 10 come segue: 1° "E Pietro mio di cocentissima natura ha senso sagacissimo, che di poco argomenta assaissimo, ma pochissima memoria." - 2° "Ma pietro mio è picciola testa di calore cocentissimo, et antivede sagacemente ogni cosa, ma poi non se ne ricorda perchè lo spirito esala et non comunica le passioni allo spirito vegnente et hà fuligini, che le si interrompe il discorso, et troppo mesto quando sta solitario, il che appetisce quando è digiuno che lo spirito combatte con le fuligini del sangue al fin'arso essalante, et quando è allegro è soverchio allegro che si diletta di Boffonerie, perchè gode lo spirito di non combattere con le fuligini et perchè è sottile assai si dilata troppo in allegrezza senza retegno e si diffonde che non può frenarsi, et tali malinconici buffoni vidi io molti; ma pietro mio è di tal sagacità che subbito interpreta quello che se pensa l'altro, et quando un amico è tradito d'altri egli subito lo pensa, et li mali dell'amici, come venatico, odora et prevede, et una volta andò a pigliare acqua del fonte lontano cento cinquanta passi per un amico commune, et questo non vuolle aspettare et quello tornò con l'acqua, et ne disse s'è partito ne? io sentii uno che mi disse proprio quando pigliavo l'acqua dal canale, di à presterà buon giorno che non posso aspettare, et molti simili esempii in lui ho visto di sagacità, quando l'aria è tranquilla, talch'è vero il senso dell'aria, et la communicanza comune.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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