.. exponam". La celletta o il tuguriolo, e l'essere uscito o liberato da dieci anni di travagli, escludono evidentemente il carcere. D'altronde dieci anni di carcere rimanderebbero la composizione del libro al 1609; e più documenti, come la lettera allo Scioppio del 1607 pubblicata dallo Struvio, quella al Card. S. Giorgio del 1606 pubblicata dal Centofanti, mostrano che il libro era stato scritto molto prima. I dieci anni di travaglio sarebbero quelli patiti dal 1588, dapprima in Calabria e poi vagando fuori di Calabria, con varie persecuzioni e prigionie donde l'infermità. L'autore quindi accenna sempre all'avere scritta l'opera il 1598 nel convento di Stilo.
(237) Vedi su questa Emilia gli Art. profetali, Doc. 401, p. 497. Essa vi è chiamata semplicemente sorella, ma in Calabria le cugine si chiamavano anche sorelle e sorelle in 2a, e nel processo non ne mancano esempi: nel processo (Doc. 402, p. 500) il Campanella medesimo la dice figlia dello zio e la cita in primo luogo tra le altre, aggiungendo che egli la maritò. Ne scrisse poi anche nella ricomposizione dell'opera De Sensu rerum (v. lib. 3.° cap. 11), ma con qualche piccola variante. Cfr. qui la pag. 3 del presente libro.
(238) Questi autori, e i precedenti, sono i soli che si trovano citati negli Art. profetali, ma da una lettera allo Scioppio pubblicata dal Centofanti (Arch. Storico 1866, p. 85) si rileva quale massa enorme di autori, d'ogni età, d'ogni regione e d'ogni fede, egli aveva consultata, rilevandone le osservanze citate pure nella Narrazione.
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