Insomma il Vicerè all'occorrenza rappresentava anche la parte dell'ingenuo, e mostrava sufficiente abilità in questo armeggìo.
Non si tardò a commettere le trattative all'Ambasciatore di Spagna ed all'Agente Vicereale in Roma. Una lettera del Vicerè, in data del 30 novembre, ci pone in grado di conoscere lo stato delle cose dalla parte del Governo di Napoli: sarà bene riportarla qui tutta intera in italiano(21). "Già tengo dato conto a V. M.tà dell'aver tradotto qua i prigioni di Calabria, e della giustizia che si fece di sei di loro all'entrata del porto. Contro i laici si va procedendo, avendo delegato per Giudice il Consigliere Marco Antonio de Aponte, e per Fiscale D. Giovanni Sanchez, con ordine che ci vadano sempre dando conto in Collaterale di quanto si farà. I frati e clerici tengo posti tutti in Castel nuovo, con ordine che stiano lì in nome di S. S.tà e del Nunzio che risiede qui per lui, ma segretamente ho ordinato al Castellano che non lasci trarre di là nessuno. S. S.tà inviò ordine al Nunzio che risiede qui, perchè con lui, o col Giudice che egli deputerebbe pel compimento di questa causa, entrasse sempre un'altra persona di parte mia. Io non mi sono contentato con questo, e però faccio istanza per mezzo del Duca di Sessa e di D. Alonso Manrrique che mi rimetta la causa, e quando non potessi ottener questo, che S. S.tà nomini i Giudici che io le presenterò, o mi mandi un Breve perchè io possa presto nominarli in suo nome. Perciò ho trovato un decreto emanato al tempo delle rivolte del Principe di Salerno da due Reggenti di questo Collaterale, nel quale si nominano Giudici creati da S. S.tà e S. M.tà, e così con questo ed altre ragioni convenienti faccio l'istanza suddetta, e in tale stato tengo il negozio.
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