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      L'Inquisizione ancora, da parte sua, tratta di volere coloro che sono inquisiti di eresia; io vado rispondendo a tutto con buone ragioni e parole, e almeno procurerò che i capi principali, per una via o per l'altra, non escano di qui senza aver giustizia di loro" etc. Quest'ultima proposizione si vedrà affermata ancora più energicamente nelle lettere Vicereali consecutive, ed essa fa intendere il deciso proponimento del Governo contro il Campanella e socii, malgrado che da parte di Roma non apparisse alcuna premura di secondarlo.
      Naturalmente a Roma tutta questa insistenza per farle sacrificare i dritti giurisdizionali non piaceva punto, e già, mettendo in un sol fascio i negozii comuni e quello de' carcerati per la congiura (26 novembre), il Card.l S. Giorgio dolevasi col Nunzio, perchè i Ministri Regii non sapevano lasciare i loro abusi e il Vicerè non riusciva quale si era mostrato da principio: allorchè poi comparve D. Alonso Manrrique (2 dicembre) con quella specie di dimande sopra menzionate, si affrettava a partecipare al Nunzio la maraviglia destata dal vedere che i Ministri Regii pretendevano "di fare la causa soli". Ma non tardò nemmeno a fargli sapere (4 e 5 dicembre) la risoluzione di S. S.tà, che la causa della congiura dovesse farsi da lui "et da un Ministro Regio non coniugato in sua compagnia, che non essendo Chierico pigli la prima Tonsura per questa occasione, non essendosi lasciato persuadere S. B.ne di delegare persona meramente Laica"; ed aggiunse pure l'altra risoluzione di S. S.tà "di far venire a Roma.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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