Le fosse si trovavano a piede del torrione del Castello, e ricevevano luce da aperture che corrispondevano alla parete dell'antico fossato, il quale circondava il Castello e in origine poteva anche ricevere acqua dal mare; del resto non ne mancavano di quelle affatto oscure, e rinomata fra tutte era la fossa del miglio o del coccodrillo, nota fin dal tempo degli Aragonesi, nella quale il Campanella narrò di essere stato posto prima del tormento. Alcuni lavori fatti durante la prima metà di questo secolo, ad occasione dell'ampliamento della fonderia di cannoni là eretta, posero in mostra queste fosse con lagrimevoli iscrizioni ed anche con qualche residuo di scheletro, la qual cosa ribadisce che il torrione delle carceri, dimora del Campanella, sia stato quello che abbiamo indicato(28). Si aveano dunque, da sotto in sopra, le fosse,
la carcere del civile a pian terreno, le carceri criminali che occupavano i due piani superiori: e sappiamo che nel primo periodo della prigionia il Campanella trovavasi in una carcere criminale del piano più elevato, e Maurizio in un'altra del piano più basso immediatamente sottoposta alla prima, sicchè poterono talvolta scambiarsi qualche parola, e perfino, mediante un filo, trasmettersi qualche carta(29). Ogni lettore umano, passando in vista del Castel nuovo, vorrà, speriamo, rivolgere uno sguardo a quel torrione, con un pio ricordo de' generosi, che tanto vi patirono senza che l'opera loro sia stata nemmeno riconosciuta.
A due cose attese il Campanella assiduamente fin da' primi tempi della sua prigionia in Napoli, sollecitare la ritrattazione da coloro i quali aveano rivelato, dare animo a coloro i quali si erano mantenuti negativi o in qualunque modo gli si mostravano tuttora amici.
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