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      Ma durante i tormenti venne senza dubbio fatta la protesta che lo s'interrogava "citra prejudicium probatorum"; e poi, benchè non confesso, era pur sempre convinto, e gli si potè confermare la sentenza di morte, condannandolo ad essere appiccato e squartato certamente con la formola del tempo, "suspendatur in furcis adeo quod anima a corpore segregetur, eiusque cadaver in quatuor frustra dividatur". È superfluo poi dire che la sua casa doveva essere demolita ed aspersa di sale, e i suoi beni dovevano essere confiscati: "domus propria diruatur funditus, et solo aequata, in ea sale asperso, destruatur; singula eius bona publicentur, et fisci commodis applicentur". Vi fu dunque la conferma della sentenza di morte già pubblicata in Calabria, e non poteva essere altrimenti; deve dirsi inoltre che vi fu una mitigazione nella specie del supplizio, in paragone di quello tanto spaventoso sentenziato dallo Spinelli forse a proposta dello Xarava, ed anche da questo lato non poteva essere altrimenti, perocchè il tribunale non era come il precedente "ad modum belli". Dopo ciò è facile giudicare quanto il Campanella scrisse molto più tardi, nella sua Narrazione, circa l'influenza che avrebbe avuta nella condanna di Maurizio l'amicizia e la parentela del Sances col Morano, il quale desiderava la morte di Maurizio per ereditarne un feudo e stringere una nuova parentela col Sances mediante un matrimonio. Con un po' di confusione di tempo e di circostanze, mostrato già in corso e bene avviato il processo degli ecclesiastici che invece non era cominciato ancora, il Campanella scrisse: "Sendo stato fatto fiscale in luoco di Xarava D. Gio.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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