Facciamo subito avvertire, che se la confessione apparisce addirittura acre verso il Campanella, fra Dionisio, il Petrolo ecc., ciò avviene perchè i brani di essa a noi pervenuti son quelli soli che il Mastrodatti sceglieva pe' riassunti degl'indizii contro costoro: ma è facile comprendere che tutta intera avrebbe un altro aspetto, senza per altro rimanerne alterati i fatti sopra riferiti, mentre poi anche in questa parte a noi nota si vede che Maurizio non risparmia punto sè stesso. Nè i fatti vi riescono essenzialmente diversi da quelli esposti dal Campanella nella sua Dichiarazione, essendovi solo la differenza che nella confessione di Maurizio fra Tommaso risulta il motore fondamentale di ogni menomo passo. Ora intorno a ciò basta considerare che non si sarebbe proceduto nell'impresa, senza quelle tali profezie e previsioni di avvenimenti, dapprima più lontani, poi divenuti imminenti, siccome il Campanella li concepiva, e d'altronde si sconoscerebbe del tutto e il carattere, e la posizione, e il credito del Campanella, quando si volesse pensare che egli si fosse lasciato condurre invece di condurre; anche il contegno suo nel carcere ci apparisce nè più nè meno che quello di un capo, sia quando prosegue a discorrere di queste cose con Maurizio, sia quando lo giudica, lo esalta o lo vitupera, come fa del resto con tutti gli altri. Qualche lieve inesattezza nella successione de' fatti esposti da Maurizio, qualche vacillamento di memoria, si spiega agevolmente con lo stato della sua persona affranta e stritolata dalle torture.
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