Ed immediatamente la tortura venne amministrata, ed i lettori troveranno fra' Documenti il primo processo verbale di questo genere. Spogliato, legato ed attaccato alla corda, di poi tratto in alto, il Pisano dovè più volte dichiarare che le cose dette erano vere, verissime; e soggiunse "lhò ditto per scaricarmi in tutto è per tutto la conscientia, è per salvarmi l'anima, et se non l'havesse ditto, lo tornaria a dire". Poi soggiunse ancora: "Monsignor mio, misericordia, che hò ditto la verità, et sono quattro giorni che non hò mangiato, è mi trovo debole"; ed allora, con la solita formola, il Vicario ordinò che fosse deposto, che gli fossero accomodate le braccia e venisse rivestito, quindi lo condannò come eretico formale, imponendogli l'abiura ed alcune penitenze "in questo poco spacio di tempo di vita" che gli rimaneva. La sentenza fu subito letta dal Mastrodatti della
Curia Gio. Camillo Prezioso, l'abiura fatta e sottoscritta dal Pisano e l'assoluzione data dal Vaccari, nell'Audienza criminale della Vicaria. - Ma in pari tempo anche i Confrati bianchi ricevevano dal Pisano talune "esculpationi" intorno alla congiura, come ci mostra il documento relativo alla sua esecuzione, e queste meritano bene di essere ricordate(61). In fondo il Pisano si ritrattava sul conto di talune persone che avea nominate ne' tormenti sofferti in Squillace, e negli "ultimi tormenti" sofferti in Gerace. In Squillace egli avea dichiarato che il fratello di Orazio Santacroce avrebbe dato aiuto "al trattato della rebellione", ed inoltre che avea parlato pure con Geronimo Conia di detto trattato, e questo non era vero.
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