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      E cominciò dal riferire i motti latini scambiati tra il Campanella e lui durante il tragitto da Squillace a Gerace, la cartolina mandatagli dal Campanella appunto in Gerace, l'ambasciata fattagli a Monteleone per mezzo del Pisano, le parole direttegli in Napoli dalla finestra del carcere; inoltre riferì le sollecitazioni avute perchè deponesse falsamente contro Mesuraca, il Principe della Roccella e Giulio Contestabile, e concluse che dubitando di poterne aver danno si era ritrattato. Lettogli quindi il primo esame, lo confermò, rettificando ed aggiungendo qualche cosa pur sempre a carico del Campanella ed a scusa propria. Così disse che solo il Campanella gli avea manifestato più liberamente doversi far ribellare Catanzaro, ma "lo dì prima della cattura"; che poi "alla Roccella" gli avea manifestato aver lui, il Campanella, questi pensieri nello stomaco da tredici anni e fin d'allora averli comunicati a fra Dionisio, avere inoltre mandato fra Dionisio alla Piana per mettere in ordine la gente e i fuorusciti, infine venire per lui trenta vascelli turchi dietro le trattative fatte da Maurizio, con altre circostanze relative a' fatti e detti di que' giorni. Interrogato aggiunse pure che il Campanella avea detto bastargli essere amico di Maurizio perchè i turchi non lo facessero schiavo; ed aggiunse inoltre spontaneamente, che una volta in Stilo essendosi il Campanella vantato di aver fatto nominare dodici Vescovi, ed avendogli lui detto "piacesse a Dio che tu fossi fatto Cardinale per fare bene a noi altri", il Campanella avea risposto, "io Cardinale? io voglio fare altri Cardinali, et non aspettare che me faccino à me". Fu questa la deposizione ultima del Petrolo, la quale, come ben si vede, riassumeva in brevissimi tratti perfino la storia de' disegni del Campanella, senza tralasciare nemmeno di far capire l'altissimo grado che egli si riserbava nel nuovo Stato da doversi fondare: e comparando i fatti accennati dal Petrolo con quanto sappiamo da tutti gli altri fonti, tenendo presente l'indole stessa del Petrolo, si può conchiudere che egli non abbia mentito, eccettochè nell'asserire di ave


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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