In primo luogo depose che presso D. Gio. Jacobo Sabinis il Campanella avea detto essere stato Cristo un grande uomo da bene, ed aveva anche detto bene de' turchi (allora era di obbligo dirne male), ond'egli poi in Castello ebbe ad avvertirlo che stava scandalizzato di quelle parole, e fra Tommaso gli rispose che lui non conosceva bene li negozii. Dippiù, che pure nella stessa data, "con occasione della guerra che voleva cominciare, ò fattione che voleva fare contra il Re", fra Tommaso disse che voleva "fare brusciare tutti li libri latini perche era un inbrogliare le gente", senza precisare quali libri e senza scovrirsi molto con lui per cose di religione, giacchè egli era stato sempre saldo nelle cose della fede, "anzi chiarì al detto frà Thomaso che di queste cose di religione non bisognava trattarne, perche non ci haveria mai consentito", e fra Tommaso rispose che egli voleva solamente riformare gli abusi della religione. Inoltre che avea saputo da Gio. Gregorio Prestinace volere il Campanella "fare una republica dove si havesse da vivere in commune", ciò che fra Tommaso medesimo gli confermò, dicendogli "che la generatione humana si dovea fare dagli huomini buoni" cioè gagliardi e valorosi, e che "con la medesima occasione della guerra... voleva aprire li sette sigilli", ricordando che in Calabria dicevasi pubblicamente "che la scientia di detto frà thomaso sia del demonio ò di Iddio, perche ogn'uno che parla con esso lo ritira dove vole esso con la scientia è con la persuasione sua". Aggiunse pure infine, che intese da fra Tommaso "come quando voleva fare le guerre haveria fatto deli miracoli, et mostrato con la scientia è raggione che quello che mostrava esso era ben fatto". Relativamente poi a fra Dionisio, dichiarò che costui aveva una volta raccontato il solito fatto osceno in dispregio dell'ostia consacrata, ed anche l'annegamento di quel sacerdote che a tempo dell'inondazione del Tevere volea salvare il SS. Sacramento; che un'altra volta, stando lui, Maurizio, inginocchiato nella chiesa del convento, fra Dionisio gli disse che così voleva gli uomini, che sapessero finger
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