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      e; e un'altra volta, stando a desinare, fra Dionisio, ovvero fra Tommaso, avea detto che i Cardinali non digiunavano, e le riforme si facevano per tutti ma non per loro. Aggiunse, dietro domanda di rivelare i complici, che ricordava solo di avere inteso dal Vitale suo cognato, giustiziato in mare, che fra Dionisio, avendo celebrato la messa in Narḍ dentro la sua cella, gitṭ a terra l'ostia, nè credeva a Cristo, nè alla verginità di Maria. Da ultimo, interrogato se avesse deposto per odio, per inimicizia o per passione, egli appunto allora ricorḍ che non avea mai rivelato nulla contro quei frati, malgrado ripetute torture, e malgrado sapesse che fra Tommaso si era esaminato contro di lui, nè aveva poi detta la verità per altro, se non perchè il suo confessore della Compagnia de' Bianchi lo aveva consigliato a farlo per obbligo di coscienza. - Coś, in fondo, non si ebbero rivelazioni nuove o numerose di Maurizio, il quale non potea nemmeno ignorare che vi erano state anche troppe rivelazioni di eresia, o per debolezza, o per artificio, allo scopo di passare alla Curia ecclesiastica: nè vi fu bisogno per lui di assoluzione e di abiura, poichè egli non era imputabile in siffatta materia. Ma l'importanza delle dette rivelazioni per noi sta in questo, che esse dànno una notevole impronta di autenticità a' tratti principali dei disegni del Campanella e delle riforme politiche e religiose da lui progettate, come anche alla via segúta da fra Dionisio in questa faccenda; poichè, quasi non occorre dirlo, noi crediamo pienamente sincere quelle rivelazioni, senza alcuna riserva, e peṛ siamo stati anche solleciti di riferirle con le parole testuali.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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