Il Nunzio si affrettò a comunicarla al Vicerè, e dovè pure esser subito emanato dal tribunale il decreto per l'esecuzione. Questa lettera è menzionata in un'altra posteriore del Nunzio(85), e non si trova nel Carteggio, sicuramente perchè venne inserta nel processo, come allora solevasi fare.
Il 7 febbraio 1600 venne amministrata la tortura al povero Campanella, e la specie prescelta fu quella così detta del polledro. Ciò rilevasi da un documento trasmesso dall'uno all'altro tribunale ed inserto nel processo di eresia, il quale comincia così: "à tempo si dede lo polletro à fra thomase campanella ali 7 di febraro" etc.(86). Di questa specie di tortura, tutta napoletana, non ci è costato poco il rinvenire i particolari; e li abbiamo finalmente rinvenuti in un trattato di Medicina legale intitolato Il Medico fiscale di Orazio Greco fisico della Gran Corte della Vicaria, trattato totalmente ignoto agli Storici dell'arte, essendo stato annesso ad un'opera legale(87). Il concetto del polledro apparisce preso da quel chiuso fatto con barre di legno che adoperavasi per fermare i polledri indomiti, attaccandone gli arti alle barre mediante funicelle. Non era un tormento comune: usavasi in casi d'importanza, ed il Greco, che scriveva oltre un secolo dopo il tempo di cui trattiamo, accertò che "sin dalle popolari revolutioni (int. quelle di Masaniello) non si era più pratticato". Il paziente veniva situato come in una cornice di legno a modo di scala piramidale, munita di traverse tagliate ad angolo acuto per cruciare tutta la parte posteriore del corpo, dalla nuca a' talloni: il capo era incassato come in una cuffia di legno nella quale la scala terminava; un foro si trovava nella parte posterior-superiore della cuffia, e fori analoghi si trovavano lungo gli assi della scala, per far passare gli estremi di tante funicelle che doveano stringere il capo e gli arti in più punti.
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