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      Ma un momento di tanta importanza merita bene di essere esposto con tutta la possibile larghezza. Vediamo dapprima ciò che ne disse egli medesimo nella sua Narrazione, avvertendo che egli pone in molto rilievo l'infermità contratta nella fossa del miglio e qualche altro suo incomodo, certamente perchè dovea sentirsi umiliato dal fatto dell'avere lui solo confessato, mentre tutti gli altri ecclesiastici, che vennero dopo di lui egualmente tormentati, non confessarono nulla, o non aggiunsero nulla a quanto aveano già detto. "E così infermo lo posero nel tormento del polledro senza lasciar che andasse prima del corpo... Il Campanella antevidendo, che era forzato morire, tanto più che il Sances disse al boja che lo tormentasse a morte e fù stretto con le funi al polledro con tanta strittura, che si rompevano tutte, e subito le raddoppiava: et il dolor cresceva tanto horrendamente che lo fecero spasmare, et uscir di cervello: per questo, secondo havea previsto, conoscendo che di certo moria se non diceva; però per dar tempo disse, che volea confessare. E perchè il Sances e li giudici non sapeano di Theologia et Astrologia li levò dalla legge a queste altre scienze con arte; dicendo ch'era vero, che lui predicò che si dovea mutar il mondo, el regno, et che s'havea a far una repubblica nova universale secondo molte revelationi di Santi e d'Astrologi, e che quando questo fosse succeduto, lui voleva predicarla e farla, e che sendo dimandato da molti disse a quelli, che attendessero all'armi, perchè occorrendo mutatione fatale da qualsivoglia banda si difendessero, e facessero la repubblica antevista nell'Apocalissi di S. Giovanni e nominò molti che consentiano a questo parere.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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