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      Da un lato solo l'esposizione de' Profetali dovè colpirlo ed incutergli anche un certo timore, dal lato della profonda erudizione e dottrina che il Campanella palesava; poichè nella stessa data egli si diè subito a chiedere al Card.l S. Giorgio ed anche al Card.l di S.ta Severina, per la prossima causa dell'eresia, l'intervento di "persone pratiche e buoni Theologhi per disputare con quel Campanella, che per haver abiurato altra volta, com'egli stesso dice, vorrà forse in questo dar che fare dinuovo", notando che aveva "umore in difendere le sue opinioni"(91). Da queste parole del Nunzio rimangono appieno giustificate quelle della Narrazione riferibili più direttamente a lui, che cioè "li giudici non sapeano di Theologia et Astrologia": e ci sembra conveniente aggiungere, che da quanto sappiamo dell'andamento della confessione potrebbero risultare giustificate anche certe parole del Giannone intorno alla medesima. Il Campanella ci lasciò scritto, e non stentiamo a crederlo, che gli orrendi spasimi lo fecero "uscir di cervello"; da parte sua, almeno nel 1° giorno, chi sa in qual modo il Mastrodatti potè seguirlo nelle considerazioni apocalittiche dettate con una inevitabile confusione; non può quindi sorprendere l'impressione avuta dal Giannone quando ebbe a leggere nella copia del processo "la sua lunga deposizione fatta nel mese di febbraio... nella quale (egli dice) a guisa di fanatico e di forsennato, sia per malizia, sia per lo terrore, ora affermando, ora negando, tutto s'intriga e s'inviluppa".


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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