In interrogatione chi sono questi altri religiosi, che volevano agiutare col predicare et eloquentia in detta Republica et Novità? dice che era esso deposante, Fra Gio. Battista de Pizzoni, frà Dominico Petrolo, frà Silvestro de Lauriana, frà Dionisio Pontio, et frà Pietro de Stilo lo seppe all'ultimo quando stavamo per fugire, et non seppe manco tutto lo negotio, et non ci confidiamo comunicarli questo, per che era un pazzo
! Con questo titolo di pazzo, dato al più giudizioso della compagnia, evidentemente egli quasi venne a porre fra Pietro di Stilo fuori causa. Rispetto a fra Dionisio non potea fare altrettanto, e si limitò a dire che "era consapevole di quanto si trattava, et esso fra Dionisio havea trattato, et parlato di questo negotio di fare republica la provintia in genere con fra Gioseppo Yatrinoli et fra Gioseppo Bitonti, et con Cesare Pisano, li quali vennero una sera à Stilo, et la matina per tempo si partero et non li parlò". Rispetto al Pizzoni fu più largo ed anche molto ostile, a differenza di quanto avea fatto nella Dichiarazione scritta in Calabria. "La prima volta che esso frà Thomaso ne parlò con detto frà Gio. Battista fù l'anno passato del mese di Settembre 98 in Stilo, conferendo certe conclusioni che esso frà Gio. Battista havea da tenere nel capitolo". In dette conclusioni "trattò... de statu optimae Reipublicae, et dicendoci Io le legge di quella, Lui disse, volesse Dio, che si trovasse, ma è quella di Platone, che non si trovò mai, et Io le risposi che s'haverà da trovare questa republica innanzi la fine del mondo per compire li desiderij humani del secolo d'oro, et che così era profetato, et non se ne parlò più, et dopò à Giugnetto 99. venne fra Gio.
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