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      Così la sorte di tutti costoro rimase sospesa durante molto altro tempo, e da ciò rimase danneggiato singolarmente fra Pietro Ponzio, il quale non era implicato in nessuno dei due processi e restava intanto nel carcere; ma vedremo tra poco che appunto nel carcere erano già cominciati a sorgere alcuni sospetti contro di lui. - La deliberazione che il processo dell'eresia dovesse trattarsi in Napoli fu annunziata dal Card.l di S.ta Severina, con lettera del 28 aprile che troveremo a capo del relativo processo: questa lettera pervenne al Nunzio verso i primi di maggio, come si rileva dall'altra che egli scrisse al Card.l S. Giorgio in data del 5 maggio. Si fu dunque perfettamente in tempo a cominciare il processo dell'eresia mentre terminava il processo della congiura per gl'inquisiti ecclesiastici fin allora presi; e come la spedizione di quest'ultimo processo rimase sospesa, così dobbiamo anche noi sospendere il racconto dell'esito riserbandolo pel tempo suo.
      Ci occorre pertanto narrare un fatto importantissimo, che si era già verificato in persona del Campanella fin dai primi di aprile. Con un accesso subitaneo e violento si era manifestata in lui la pazzia: questo incidente, non senza conseguenze giuridiche per lui, merita tutta la nostra attenzione, e cominceremo dal vedere dapprima quanto egli medesimo ne lasciò scritto. Nelle lettere del 1606-1607, pubblicate dal Centofanti, una volta scrisse, "furono negate le difese, e per questo sopraggiunse la pazzia"; un'altra volta scrisse, "mi fecero pazzo essi con tanti tormenti et con non lasciarmi difensare"(110). Più tardi (il 1614) in una delle note nelle sue Poesie scrisse, "bruciò il letto, e divenne pazzo ò vero ò finto"(111). Più tardi ancora (il 1620), nella sua Narrazione, tornò alla prima versione del fatto e con molta larghezza scrisse, che il Sances "con altri di sua fattura" (e questi non potrebbero essere stati che il Nunzio e il De Vera), udendo le ragioni da lui addotte in sua discolpa, "levaro al Campanella la commodità di scrivere, e d'esaminare, e difensarsi, e li libri e il commertio con avvocati, e lo posero dentro al torrione inferrato dicendoli, che dovea morir per ragion di stato e che s'apparecchiasse i sacramenti, non a difensarsi, e li mandaro Gesuini, e frati a conortarlo a morire, e volendo presentar il Campanella li libri da lui fatti sopra la mutatione del mondo e la monarchia di Christo, d'una greggia sotto un pastore, presto apparitura in tutto il mondo, data da lui al Cardinal Sangiorgi dui anni avanti perchè si vedesse che non era invention contra la chiesa, nè contra il Re fatta novamente (sic). E di più volea presentar un volume scritto della Monarchia di Spagna molto utile alla corona, e la tragedia della Regina di Scotia fatta da lui per Spagna contro Inghilterra, e li discorsi alli Principi d'Italia, che per ben comune non devono contradir a detta monarchia, e questi libri fece venir dalla padria subito.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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