Conoscendo poi che egli credè, più o meno, all'influenza del Gesuita confessore del Vicerè, il Padre Mendozza, che avrebbe determinato Maurizio alle rivelazioni, ci parrebbe naturale collegare con tale fatto quel Sonetto che potè anche scrivere più tardi, col titolo "contro i G......" ossia "contro i Gesuiti", pubblicato negli anni successivi dall'Adami col titolo più prudente "contro gl'ipocriti": che esso debba riferirsi a' Gesuiti risulta manifestamente da' primi versi,
Gli affetti di Pluton portano in coreil nome di Giesù segnano in fronte";
ben doveva il poeta trovarsi in grande eccitamento contro costoro, allorchè accennava alle loro malizie, e non soltanto per aggiustare la rima egli scriveva
questo veggendo fà ch'io mi dischiome
(120).]
Nè scorgiamo altre poesie da doversi con qualche probabilità riferire a' fatti concernenti i laici, fra' quali pel solo Maurizio si vede che il Campanella poetò, mentre da una cancellatura fatta da fra Pietro nella sua raccolta rilevasi che perfino il Sonetto "in lode di carcerati e tormentati" aveva dapprima il titolo di Sonetto "in lode di Mauritio Rinaldo".
Ma nelle prime settimane del gennaio 1600 già si conosceva non lontano il cominciamento del processo della congiura per gli ecclesiastici, e le poesie furono più frequenti. Non è arrischiato l'ammettere che siano stati composti in tale data que' due Sonetti profetali, l'uno ancora inedito che comincia col verso
Toglie i dì sacri il Tebro e calca Roma
,
e l'altro già pubblicato dall'Adami che comincia col verso
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