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      al tuo martir unite, l'odio interno".
     
      Il 3° Sonetto loda fra Dionisio per l'altro atto suo, per le confronte, le quali davvero non si scorge da qual lato potrebbero dirsi gloriose; e l'innesto, che vi si trova, dell'arme de' Ponzii, del giuoco degli scacchi e cose simili, apparisce una concessione al gusto non solo de' tempi ma anche de' Ponzii: nè bastarono i tre Sonetti, e più tardi ce ne volle ancora un quarto. Ma bisogna per ora aggiungere che oltre a questi sinora detti vi fu anche il Sonetto "al sig.r Gio. Leonardi Avvocato de' poveri", Sonetto tirato addirittura co' denti, manifestamente obliato tra le poesie del 1° gruppo e posto di ripiego tra quelle del 2°: esso deve riportarsi per lo meno alla fine del febbraio, poichè allude alle difese che il De Leonardis già scriveva, ed agli argomenti che preparava quale Avvocato comune a tutti i frati
     
      Contra l'ombra di morte accesa lampa
      (129).
     
      Sicuramente poi nel marzo e prima metà di aprile la mente del Campanella fu tutta rivolta alla prosa e non alla poesia: basta ricordarsi de' due colloquii notturni passati tra lui e fra Pietro Ponzio, il 10 e il 14 aprile. Ma a quest'ultima data appunto fra Pietro gli annunziava di avere "sparso per tutta Napoli" i Sonetti, il Campanella annunziava di volerne comporre uno pel Nunzio, fra Pietro gli chiedeva in grazia di voler comporre prima quelli per lui e per suo fratello. Attenendoci più che è possibile all'ordine serbato nella raccolta di fra Pietro, dobbiamo dire che il Campanella siasi adattato a compiacere il suo amico, ma componendo un solo Sonetto, in cui abbracciò insieme fra Pietro, il fratello Ferrante, ed anche l'altro fratello fra Dionisio; di poi compose quello pel Nunzio, o meglio, come abbiamo già detto altrove, quello pel Papa da doversi far capitare nelle mani del Nunzio(130). Il Sonetto "in lode de' tre fratelli di Pontio" concede loro per attributi nientemeno che i tre principii metafisici, e li mostra un riflesso della Trinità: Ferrante rappresenterebbe la potenza, fra Dionisio la sapienza, fra Pietro l'amore; e ci basti sapere che fra Pietro abbia rappresentato pel Campanella l'amore o "il buon zelo". Quanto al Sonetto "al Papa", l'ultimo del gruppo che abbiamo fin qui esaminato, esso può considerarsi come l'embrione di quelle "appellationi segrete" che il Campanella intese poi di avere inviate al Papa massimamente con le sue lettere del 1606-1607: egli si raccomanda come meglio può, e riescono notevoli sopratutto i seguenti versi:


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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