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      Fra Domenico Petrolo poi nemmeno meritava fede, perchè si lasciò persuadere dal Lauriana mentre era nella medesima fossa, nella quale scrisse esservi stato posto perchè dicesse il falso; inoltre in Lombardia aveva avuto penitenze come manesco.
      Dopo di aver combattuto i testimoni, il Campanella combatte i primi giudici, accenna all'imputazione di eresia, discute le quistioni di dritto, e formola la sua conclusione. Fra Marco di Marcianise era vecchio nemico di fra Dionisio per le controversie de' frati Riformati. Fra Cornelio lombardo era egualmente nemico di fra Dionisio per molte cause fratesche, e poi avea preso danaro; 100 ducati da Mesuraca per fare un processo capitale, 50 ducati da' parenti di Cesare Pisano per favorirlo, 100 ducati da fra Vincenzo Rodino e fra Alessandro di S. Giorgio per liberarli dalla carcere. Lo Sciarava, giudice nell'altro foro, era stato giudice e parte, avea magnificata la causa della ribellione per magnificare sè medesimo presso il Re, trovavasi da due anni scomunicato dal Vescovo di Mileto patrono di esso fra Tommaso; avea preteso la ribellione essere fomentata da Prelati e da Principi, ed aveva amministrati tali e tanti tormenti da far dire ad ognuno più di quanto sapesse, mentre anche i calabresi, per natura loro, credono di esonerarsi col dire più di quanto sanno non solo contro i nemici ma anche contro gli amici. E poi soggiunge: "Non deve pregiudicare ciò che falsi testimoni affermano, l'aver lui voluto fondare eresia, poichè questo deve discutersi non già ritenersi in anticipazione, nè egli ne fu mai confesso o convinto, benchè ne sia stato veementemente sospetto; e la sospizione si è verificata anche in persona di Profeti e di Santi, che trovansi condannati come eretici e seduttori.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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