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      Maggior tempo ancora dovè attendere D. Carlo Ruffo, per vedere accolte le dimande fatte: abbiamo intorno a lui solamente il Privilegio col quale gli si concede la dignità e il grado di Duca di Bagnara, con la circostanza dell'averlo dimandato; esso è in data del 19 gennaio 1603(147). Come si vede, D. Carlo saltò da Barone a Duca, pe' meriti suoi, di tutta la sua famiglia e de' maggiori, secondo l'espressione del Privilegio; e il Campanella fu pur troppo la causa principale di tante grandezze.
      Naturalmente non venne dimenticato lo Xarava e neanche fra Cornelio. Documenti rinvenuti nell'Archivio di Napoli ci mostrano che il Conte di Lemos propose immediatamente lo Xarava al posto di Consigliere del Sacro Regio Consiglio di Capuana, non appena vi fu una vacanza per la morte di D. Alonso Ximenes; ma in Madrid si affacciarono dubbî sulla sua capacità, integrità e prudenza, il Re volle esserne bene informato, e per quella volta fu nominato Consigliere il Ruiz de Baldevieto, del quale accadrà pure di dover parlare in sèguito(148). Nel frattempo vacò un altro posto di Consigliere per la morte di D. Francisco Bermudez de Castro, e l'ebbe l'Avvocato De Leonardis, stato già promosso a Fiscale della Vicaria; ne vacò poi un terzo pel passaggio di D. Pietro De Vera a Presidente, ed allora lo Xarava, recatosi personalmente a Madrid, potè essere nominato Consigliere, ma ciò avvenne non prima del 14 aprile 1603(149). Vedremo che al nuovo ufficio agevolò ancora la via un altro avvenimento, che eccitò sempre più a' rigori verso i frati incriminati, a' quali rigori lo Xarava si offrì in un modo perfino strano: per ora aggiungiamo che tanto più tardi, nel 1615, ottenne ancora una pensione annua di D.i 300, e sempre venendo annoverati tra' meriti i servigi resi in Calabria da Avvocato fiscale(150). Quanto a fra Cornelio, anch'egli dovè aspettare, ma impaziente qual era, d'accordo col Vicerè e con le commendatizie di Carlo Spinelli, nel marzo 1601 si recò a Madrid, e vedremo che subito fra Dionisio lo fece conoscere a Roma, essendosi ritenuto che avesse intrapreso tale viaggio per dar notizia al Governo dell'andamento del processo dell'eresia già in corso, nel quale si trovava a ridire sul conto suo, e sul conto di fra Marco da Marcianise come di tutti coloro i quali aveano tenuto mano o a perseguitare o a giudicare i frati; se non che, oltre questo scopo, dovè esservi anche l'altro di sollecitare almeno una pensione, ed è certo che finì per ottenerla.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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