Quanto al Vicario Arcivescovile, abbiamo gią avuta occasione di rilevare che teneva detto officio il Rev.do Ercole Vaccari (ved. pag. 44): qui dobbiamo aggiungere che per le molteplici e gravi faccende della Curia Arcivescovile erano allora i carichi distribuiti a pił persone in qualitą di Vicarii, e nelle scritture del tempo, oltre il Vaccari, designato "Vicarius generalis capitularis et locumtenens in spiritualibus", troviamo il Rev.do Curzio Palumbo, designato "Vicarius generalis Monialium et locumtenens in civilibus"; e vedremo nel processo figurare da giudice o "congiudice" prima il Vaccari con la qualitą di Delegato, poi il Palumbo con la qualitą di subdelegato, poi ancora il Rev.do Alessandro Graziano successo al Vaccari dopo la morte dell'Arcivescovo Card.l Gesualdo.
Il 18 aprile 1600, alle istanze del Nunzio, il quale in data del 14 aveva ancora mostrato di non sapere dove S. S.tą volea che si trattassero le materie appartenenti al S.to Officio, il Card.l di S.ta Severina rispondeva, avere S. S.tą "per satisfare a cotesti Signori et Ministri Regii" risoluto che la causa spettante al S.to Officio si trattasse in Napoli dal Nunzio, dal Vicario Arcivescovile e dal Vescovo di Termoli, il quale da tre giorni era partito per Napoli, onde egli dirigeva al Nunzio medesimo la lettera scritta per lui; e soggiungeva essere intenzione di S. S.tą, che procurassero di terminar presto la causa, ma ne inviassero a Roma un breve Sommario, coll'avviso su' meriti del processo, e col parer loro intorno alla spedizione, prima di dare la sentenza.
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