Ripetè l'occasione con la quale nel luglio scorso il Campanella aveagli parlato delle sue eresie, e come fra Dionisio, due giorni prima, gli aveva esternato le medesime eresie dicendogli di tenerle per vere. Aggiunse infine, che aveva rimproverato e cacciato il Campanella da Pizzoni, aveva informato di ogni cosa per lettera del 1° agosto il Generale in Roma, ne aveva anche informato di persona il Visitatore in Soriano il 28 agosto. Tale fu la deposizione del Pizzoni, che egli non potè sottoscrivere e dovè soltanto crocesegnare, trovandosi col braccio offeso dalla tortura avuta nell'altro tribunale(160). Persistente nelle accuse contro il Campanella, aggravandone la responsabilità col fatto delle minacce, egli cercò di scusare sè medesimo con la cacciata del Campanella da Pizzoni e con gli avvisi datine a' superiori. - Vollero allora i Giudici udire su tale asserzione il Visitatore ed anche fra Cornelio, il quale era già tornato da Roma a Napoli in quel tempo (circostanza probabilmente ignorata dal Pizzoni). Entrambi, l'un dopo l'altro, nella 2a seduta del tribunale, il 15 maggio, ricordando qualche faccenda trattata col Pizzoni in Soriano, negarono di aver avuta quivi da lui alcuna notizia delle cose del Campanella(161). Aggiungiamo che poco dopo il Vescovo di Termoli dovè pure interrogare per lettera il P.e Generale Beccaria, poichè se ne trova nel processo la risposta in data del 12 giugno dal convento di S. Tommaso, vale a dire da Napoli, dove a que' giorni era venuto pel Capitolo generale che vi si tenne, e dove qualche mese dopo, il 3 agosto, morì col compianto de' cittadini e in voce di santità e di miracoli.
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