Negò assolutamente di avere mai avuto scandalo dal Campanella per cose di fede, mentre pure avea cercato di chiarirsene, poichè dicevasi che avea diavoli, comandava diavoli e credeva poco: aggiunse di aver saputo da lui che era stato inquisito nel S.to Officio per un Sonetto bruttissimo contro la fede e contro Cristo, quale Sonetto gli recitò, che l'accusatore era stato condannato in galera ed esso Campanella liberato senza abiura, non avendo mai voluto accettare di avere abiurato, mentre di poi in Napoli ebbe a sapere che l'abiura c'era stata (onde dovrebbe dirsi che pure tra loro amici intimi si manteneva l'equivoco, confondendo l'esito di processi diversi). Tale fu la prima deposizione di fra Dionisio, che egli non potè sottoscrivere per la tortura avuta nel tribunale della congiura, e che crocesegnò tenendo la penna stretta tra' denti.
Fu poi fra Dionisio esaminato di nuovo tre altre volte successivamente, il 20 e 28 giugno, ed il 13 luglio, continuando sempre ad intervenire agli esami non il Nunzio, ma l'Auditore di lui Antonio Peri. Il 26 giugno fra Dionisio cominciò dal dire spontaneamente che avea ricevute dal Lauriana due lettere, con le quali gli narrava l'esame sostenuto in Calabria e gli chiedeva perdono, avendolo a torto accusato di proposizioni eretiche contro l'eucaristia, a suggestione del Pizzoni e per uscire dalle mani de' secolari; che queste lettere gli erano state tolte da' carcerieri, ed egli riteneva dovessero trovarsi nell'altro processo; che da esse rilevavasi essere stato deposto dal Lauriana di avere udite le eresie in un discorso tenuto dal Campanella in Pizzoni con lui, fra Dionisio, e con fra Gio.
| |
Campanella Officio Sonetto Cristo Sonetto Campanella Napoli Dionisio Dionisio Nunzio Auditore Antonio Peri Dionisio Lauriana Calabria Pizzoni Lauriana Campanella Pizzoni Dionisio Gio
|