- Il 28 giugno, esaminato per la 3a volta, fra Dionisio negò ad una ad una tutte le eresie e tutte le accuse che gli erano state apposte (dal Soldaniero, dal Lauriana, dal Pisano etc.) e che i Giudici gli vennero successivamente formolando, non senza dare qualche spiegazione in sua difesa. Così, a proposito del pugno da lui dato a un'immagine del crocifisso in Soriano, dichiarò che il Priore e Lettore di quel convento erano suoi nemici, che vi si trovava anche un gran fuoruscito a nome Giulio Soldaniero stato per tutta la quaresima in relazione con fra Gio. Battista di Polistina, ed egli avea temuto di essere ucciso o almeno bastonato da lui, e gli avea parlato sempre in pubblico. A proposito di altre eresie che si era deposto aver lui udite dal Campanella e lodate ed insinuate ad altri, dichiarò che il Petrolo, già da circa un mese, passando innanzi alla sua prigione si era avvicinato alla finestrina di essa e gli avea dimandato perdono, facendogli sapere che avea deposto essere stato detto dal Campanella, in presenza di lui fra Dionisio, che non c'era purgatorio nè inferno; onde temeva che questo potesse nuocergli, sebbene avesse pure aggiunto alla deposizione che il Campanella prima diceva le eresie a lui e poi le diceva anche agli altri, ma in modo che esso Petrolo non sapeva se gli altri le intendessero (e questo mostrava che veramente il Petrolo avea dovuto parlargliene). Infine negò di aver mai saputo che il Campanella si fosse proposto di predicare, e che egli medesimo dovesse predicare contro la Chiesa.
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