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      Disse che fra Dionisio e il Soldaniero aveano mangiato insieme un giorno di martedì o venerdì; giorno in cui il Soldaniero si asteneva dalla carne per voto fatto in sèguito di un colpo di archibugio ricevuto, ed egli avea udito fra Dionisio maravigliarsene; che non seppe altro di ciò, ma poi l'indomani, essendo venuto il Pizzoni ed avendo confermato le eresie dette da fra Dionisio, ad un'ora o due in circa di giorno udì il Soldaniero che "comminciò a gridare che cose son queste che mi dite, à par mio dite queste cose, è comminciò à chiamare il Priore, Padre Priore venite, cacciati questi"; che il Priore il quale nella sera precedente avea cercato di scusare fra Dionisio dicendo che era briaco, ed avea raccomandato al Soldaniero, per amore di Dio, l'onore della Religione, finì per accorrere insieme col Lettore ed altri e così cacciarono que' due frati. Insomma, accumulando circostanze in modo abbastanza comico, questo furfante procurò di rendere sempre più credibile il suo racconto, ma avvertito da' Giudici che era caduto in qualche contradizione e che badasse di non dire bugie, cominciò lui a turbarsi veramente e ad esclamare "misericordia Signore, per l'amor di Dio, che questa cosa hà un anno che è passata che non mene ricordo;... io non son dottore, facilmente si può pigliare et errare una parola, habbiatimi compassione Signore". Infine dichiarò di non avere udito egli stesso, nè da altri all'infuori del Soldaniero, cose contrarie alla fede provenienti da fra Dionisio e dal Pizzoni; (evidentemente Valerio Bruno si era messo anche questa volta d'accordo col Soldaniero, per appoggiarne le deposizioni).


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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