Vennero in sèguito da Calabria fra Gio. Battista da Placanica e fra Francesco Merlino, e il 30 agosto e il 2 7bre, quando già il processo ripetitivo faceva il suo corso, e furono sottoposti al primo esame e all'esame ripetitivo nel solito convento di S. Luigi presso Palazzo: venne egualmente fra Vincenzo di Lungro Lettore di Soriano, e poco dopo, il 7 7bre, fu egli pure esaminato nel medesimo convento innanzi all'intero tribunale(191). I due primi riuscirono di speciale interesse circa la persona del Campanella, l'altro circa la persona di fra Dionisio e i fatti di costui in Soriano. Fra Gio. Battista di Placanica disse di stare "di mal cervello, ciò e, di mal memoria", e si riferì costantemente all'esame già fatto dieci mesi innanzi in Squillace; fu interrogato su' concetti che il Campanella aveva espressi intorno all'immortalità dell'anima, alla fornicazione, alla scomunica, alle cerimonie de' turchi, alle religioni claustrali, e in genere non se ne seppe più di quanto se n'era saputo prima; può dirsi che fu esplicito solamente nell'attestare che il Campanella parlava della fornicazione in modo da sembrare che quasi dicesse non esser peccato, ed oltracciò nell'attestare che non potè avere nè dal Vescovo di Squillace nè dal P.e Provinciale la licenza di confessare e predicare in Monasterace. Nell'esame ripetitivo in sostanza disse di aver conosciuto il Campanella quando esso era novizio in Placanica, non aver mai udito direttamente da lui cose di eresie, aver solamente udito da lui dire "che inferno, che inferno" nel parlare a' suoi discepoli e segnatamente a Fulvio Vua e Giulio Contestabile, come pure che gli atti carnali non erano peccati tanto grandi quanto si ritenevano, poichè "Dio havea fatto il membro genitale.
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