Avere il Soldaniero scritto a Claudio Crispo lamentandosi che in Pizzoni si desse ricetto ad Eusebio suo nemico, la qual cosa non era vera. Riferirsi al suo esame circa la presenza contemporanea del Campanella e fra Dionisio in Pizzoni quando si parlò di eresia, e così pure circa la lettura del libro stampato dal Campanella. Esser vero che il Pizzoni leggeva la dottrina di S. Tommaso, che era stato Teologo del Vescovo di Nicotera, che era andato presso il Campanella per le ragioni da lui addotte. Avere scritto realmente la lettera al Generale, con cui il Pizzoni rivelava le cose del Campanella e di fra Dionisio, ed averla lui medesimo portata alla posta. Nel suo primo esame non esservi stati altri esaminatori che il Visitatore e fra Cornelio, senza intervento di persone laiche. Esser vero che il Pizzoni si lamentava sempre del Provinciale e del Polistina i quali l'avevano mandato nel convento di Pizzoni, e che in questo convento erano stati sempre ricoverati banditi, da' quali una volta il Vicario predecessore del Pizzoni aveva avuto minaccia di essere buttato dalla finestra.
Il 15 novembre si venne agli esami di tutti gli altri testimoni. E dapprima fu esaminato fra Pietro di Stilo, il quale, come sempre, ebbe di mira principalmente la difesa del Campanella, sicchè il Pizzoni non potè punto giovarsene. Egli disse aver conosciuto il Pizzoni da otto anni, averlo avuto a lettore in Briatico, essergli amico, essere rimasto con lui una volta che gli altri scolari gli si ribellarono; sapere che era buon lettore e buon predicatore, ma di vita scandalosa.
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