Thomaso Caccìa et Gio. Battista Vitale furono giustitiati io mi trovai presente su le galere, et questi doi publicamente dissero, havendo anco chiamato prima l'Avocato fiscale, è li padri dela Crocella, et Maestro Cesare Pergola franciscano che era passiggiero, che quanto havevano detto contra di loro nelli tormenti, poiche non voleva credere detto fiscale che fusse mentita, è falsità, e perciò si contentavano di morire; mà in quello che toccava li altri dichiaravano che quanto havevano detto tanto in materia di ribellione come del Santo officio tutto era falsità, è fecero instantia che ne facesse fare atto publico, mà esso non volse" (dichiarazioni evidentemente troppo larghe, estese anche alla congiura, della quale lo stesso Di Francesco era stato almeno persecutore; in quanto al Pizzoni poi testimonianze di accusa, non di difesa). E così ebbero termine gli esami difensivi pel Pizzoni.
Ecco ora gli esami informativi sulla pazzia del Campanella, che si fecero contemporaneamente agli anzidetti, in due sedute, il 6 e il 15 novembre, ad istanza del suo procuratore. Senza dubbio vi erano state da parte de' Giudici sollecitazioni per procedere alle difese del Campanella, poichè il Dello Grugno era entrato in funzione non prima del 31 ottobre, e ben presto fu presentata una comparsa scritta chiedendo un'informazione sulla pazzia; onde con appena sei giorni d'intervallo le si diè principio(231). La comparsa, che trovasi inserta nel processo, non reca il nome di chi la scrisse, ed è redatta in latino ne' seguenti termini che diamo tradotti: "Innanzi agl'Ill.mi e Rev.mi Signori giudici delegati dal Santiss.mo S.r N.° nella causa di fra Tommaso Campanella dell'ordine dei predicatori carcerato nelle carceri del Castel nuovo, comparisce il procuratore dello stesso e dice, che il detto frate, da alcuni mesi in quà, è stato ed è in manifesta demenza, è stato ed è privo totalmente d'intelletto, siccome è apparso ed evidentemente apparisce dalle sue parole e da' suoi gesti, poichè a modo dei matti sempre ha detto e continuamente dice parole risibili, non a proposito, stravaganti; e però che non si possono fare per lui difese intorno alle cose delle quali trovasi inquisito, mentre a volerle fare bisognerebbe cavarle dalla bocca sua.
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