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      Egualmente intorno al Pizzoni, mostratosi con la spalla lesa, fece conoscere che era rimasto storpio per la tortura avuta nell'altro tribunale; intorno a fra Dionisio, mostratosi anche impossibilitato a sottoscrivere i processi verbali, fece sapere in qual modo atroce fosse stato tormentato. Nè mancò poi di scrivere, "non sembra verosimile che fra Dionisio, senza grande familiarità col Soldaniero giovane a 22 anni, avesse voluto comunicargli tante eresie"; e d'altra parte, Aloisi spagnolo già Fiscale in Calabria (lo Sciarava) mi hà detto, che fra Gio. Battista da Pizzone non voleva confessare contro il Campanella avanti il visitatore, ma che esso li disse non hai tu detto la tale, è tale cosa d'heresia? et che all'hora testificò". Ancora non mancò di far sapere che "quando Cesare Pisano fu esaminato, il 19 ottobre 1599, già il Campanella era carcerato". E circa il processo di Calabria scrisse senza esitazione: "questo mi pare malissimamente fondato, et primo per quel che spetta à tutto il processo non si vede fondamento alcuno, et quella scrittura, che è stata posta inanzi al processo (l'elenco delle 36 proposizioni ereticali), è un compendio fatto di tutto il processo dopo che è stato finito, come mi hà detto à bocca frà Cornelio e dalla scrittura istessa appare". Circa poi la congiura fece sapere avergli fra Cornelio detto "che Fabio di Lauro di anni 20 fu il primo che gli rivelò il capitolo della ribellione, il quale Fabio riferì ad esso Vescovo medesimo avergli fra Dionisio manifestato che il Papa voleva il Regno di Napoli e molte altre cose inverosimili, dalle quali si desume essere il primo fondamento di tale Ribellione molto tenue anzi falso". Non mancò nemmeno di far rilevare la nessuna delicatezza de' primi Giudici scrivendo: "si fecero dar molti denari per provedere à questi carcerati et non gli è stato provisto, mà frà Cornelio li ha spesi in venir à Roma, et si come intendo ne diede conto alli superiori in Calabria"(238). Passando al processo di Napoli e toccando i fatti accaduti prima del suo arrivo, fece conoscere che le due lettere scritte dal Lauriana a fra Dionisio circa l'esame fatto in Calabria, e sorprese da' carcerieri, non si trovavano nel processo della congiura, e che D. Pietro De Vera gli riferì che erano state forse perdute giacchè erano state portate al Vicerè"; e così pure che il Breviario in cui si conteneva la corrispondenza del Pizzoni col Campanella nemmeno si trovava, come "gli riferì il notaro della causa", ag


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Secondo
di Luigi Amabile
pagine 741

   





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